Come porsi in relazione con il paziente: parola d’ordine, empatia

Come porsi in relazione con il paziente: parola d’ordine, empatia

8 Dicembre 2020 0 Di Ilary

Per garantire il buon andamento dello studio medico è fondamentale mettere in campo altre competenze, dalle quali non è assolutamente possibile prescindere: tra queste citiamo l’empatia, l’assertività, l’ascolto attivo. Competenze che, a onor del vero, tutti dovrebbero sforzarsi di esercitare anche nella vita quotidiana. Al contrario, non è infrequente esser preda della stanchezza, aver poca voglia di ascoltare il prossimo, focalizzarsi sempre e troppo su se stessi, sulle proprie esigenze, sul proprio punto di vista. Ma sul lavoro le cose devono per forza andare diversamente. Come fare dunque? Scopriamolo assieme. 

Pazienti, ma non solo

Quando si parla di empatia sul lavoro, si pensa sempre a quella da mettere in campo nei confronti dei pazienti. Indubbiamente è così. Tra pazienti più o meno ansiosi o timorosi, poco collaborativi o fin troppo esigenti, il mestiere del dentista non sempre è una passeggiata. Ma anche verso dipendenti e collaboratori, specie nei periodi in cui il carico di lavoro li rende stanchi e poco motivati, è necessario rivolgere la giusta dose di attenzioni.

La comunicazione medico-paziente

La giusta dose di empatia è condizione necessaria per prendersi cura del prossimo. E’ necessario mettere in campo una sensibilità ed una capacità genuina di comprendere e fare proprie le emozioni e gli stati d’animo dei propri pazienti. Solo mettendosi di fatto nei loro panni e cercando di comprenderli fino in fondo, sarà possibile trovare la giusta chiave comunicativa per entrare in uno stato di empatia con loro, ottenendo in cambio collaborazione sia sul fronte del trattamento medico, sia dell’aderenza alla terapia successiva (ove necessaria).

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Guardare il mondo dal punto di vista del paziente

Insomma, per essere un buon dentista non basta esercitare la professione al massimo della propria capacità e della propria preparazione, ma anzi, è fondamentale guardare il mondo con gli occhi degli altri, essere comunicativi, empatici, spiegare in termini semplici anche le più complesse procedure chirurgiche, essere rassicuranti al punto giusto, onesti, realistici, accomodanti ove necessario. Una gamma di saperi e di saper fare che va esercitata ed allenata giorno dopo giorno, paziente dopo paziente. Perché anche da questa parte importantissima del nostro operato dipenderà il lungo viaggio di quella strategia di “marketing naturale” chiamata passaparola.

Il giusto equilibrio tra competenza medica ed empatia

E’ il giusto equilibrio tra competenza, preparazione e perizia dal punto di vista medico ed empatia nei confronti del paziente, che restituirà a quest’ultimo un senso di benessere e di soddisfazione che lo spingerà, una volta al di fuori del vostro studio dentistico, a parlar bene di voi.

Ci avete mai pensato? Un paziente non dirà mai ad un amico: il dentista Mario Rossi è bravo perchè ha eseguito alla perfezione una devitalizzazione. Dirà, semmai: mi sono trovato bene dal dentista Mario Rossi, te lo consiglio. Ciò significa che il suo giudizio non si fermerà alla pura valutazione delle competenze mediche (seppur dal suo punto di vista di non addetto ai lavori), ma terrà conto del clima di empatia, accoglienza, comprensione dei suoi bisogni, delle sue necessità e delle sue emozioni che ha potuto toccare con mano sin dalla sala d’aspetto.

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Esortiamo i nostri collaboratori a trasmettere empatia e cordialità nei giusti limiti

A questo proposito, dunque, è fondamentale coinvolgere anche i propri collaboratori e dipendenti in un approccio al lavoro serio, professionale e pur tuttavia empatico. Badate bene, però: empatia non significa amicizia, non significa simpatia, non significa mai prendersi troppa confidenza con il paziente, come talvolta può capitare. Il giusto equilibrio si trova nel giusto mix tra professionalità, cortesia e rilassatezza. E voi, ci riuscite?